mercredi 29 mai 2024

9ème Festival Quartier du Livre à Paris 5e, les 28 et 30 mai 2024

Le 28 mai 2024, Mme Florence Berthout, Maire du 5e arrondissement de Paris, et Mme Aurélie Filippetti, directrice des affaires culturelles de la Ville de Paris et ancienne ministre de la Culture, ont inauguré avec éclat le 9ème Festival Quartier du Livre et sa librairie éphémère.

J'ai eu le plaisir d'échanger avec Mme Berthout et Mme Filippetti, et je tiens à les remercier chaleureusement pour leur écoute et leur soutien.


à la librairie éphémère du Festival Quartier du Livre pour une séance de signature, le jeudi 30 mai, de 16h à 18h, à la Mairie du 5ème arrondissement à Paris.


Vous trouverez mon interview dans le reportage broadcasté sur Fréquence Protestante le 4 juin 2024, à 10.45 minutes.


lundi 27 mai 2024

«Ha giustiziato anche mio fratello. No al cordoglio, per noi è una festa»

L'intervista di Angelo Paura con Massoumeh Raouf per ilmessaggero.it è stata pubblicata il 22 maggio 2024 sia nella versione cartacea che sul sito. 

Il popolo iraniano ha bisogno della solidarietà dei popoli democratici». Il 4 maggio 1982 Massoumeh Raouf èevasa da una prigione di Teheran dopo otto mesi di detenzione.  Aveva 20 anni ed era stata arrestata nel settembre del 1981 in strada, con il sospetto di simpatizzare per il movimento Mojahedin del Popolo Iraniano. Oggi vive in Francia ed èuna scrittrice e una attivista per idiritti delle donne in Iran. Raouf ha perso il fratello nelle epurazioni del 1988, quando in pochi mesi vennero giustiziati oltre 30. 000 prigionieri politici. «Mio fratello Ahmad, che aveva 16 anni all’epoca, è stato accusato di complicità nella mia evasione, interrogato e torturato».


Alcuni paesi occidentali hanno accolto la morte di Ebrahim Raisi, inviando messaggi di cordoglio all’Iran senza tuttavia condannare le sue violenze. . .

«Ebrahim Raisi era soprannominato “il macellaio di Teheran” e la sua morte è stata una buona notizia per me e per il popolo iraniano, in particolare per le famiglie dei prigionieri politici giustiziati durante il massacro del 1988 e per quelle dei manifestanti uccisi.

Mio fratello minore Ahmed Raouf è una delle vittime della violenza di Raisi. La sua morte è per tutti i dissidenti iraniani una forma di giustizia».

Si tratta comunque di un incidente...

«Ma comunque una forma di giustizia, anche se imperfetta. Avremmo infatti preferito vederlo davanti a un tribunale internazionale rispondere dei suoi crimini contro l’umanità, la sua scomparsa pone fine all’impunità di cui godeva».

 Crede che la sua scomparsa possa essere l’inizio di un cambiamento per il regime?

«La morte di Raisi è solo una tappa in questo lungo cammino verso la verità e la giustizia e non deve far dimenticare gli altri responsabili ancora in carica che continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani».

Da una parte ci sono i dissidenti e i cittadini iraniani che festeggiano, dall’altra un vuoto di potere che deve essere riempito. Cosa succederà adesso in Iran?

«Ali Khamenei si era preso un rischio calcolato nell’elevare Raisi nonostante il suo curriculum di violenze: mirava a creare una struttura di potere monolitica capace di resistere alle pressioni interne ed esterne. Raisi era considerato il candidato ideale per epurare i dissidenti e garantire un’obbedienza assoluta alla visione di Khamenei».

Insieme a lui aveva dato spazio al ministro degli Esteri, anch’esso morto nell’incidente...

«Amir-Abdollahian era un altro attore della strategia del regime nella regione. Conosciuto per i suoi stretti legami con Qassem Soleimani e con i suoi alleati, tra cui Hezbollah in Libano, i suoi sforzi diplomatici miravano spesso a rafforzare questi gruppi, a concludere vendite di armi e a fornire sotando il volto più legittimo della diplomazia iraniana sulla scena internazionale».

Lei da anni si batte per i diritti delle donne iraniane e ha scritto diversi libri sulle violenze del regime per eliminare il dissenso. Vede un’apertura?

«Con questo regime fascista-religioso non ci sono cambiamenti e il popolo iraniano lo sa molto bene. La conseguenza immediata di questo incidente è un profondo aggravamento delle crisi esistenti del regime. Sul piano interno, l’Iran è alle prese con importanti sfide sociali ed economiche, con un malcontento diffuso tra la popolazione. Il timore del regime è che questo incidente diventi un catalizzatore per le unità di resistenza, ricordando le manifestazioni scoppiate negli ultimi anni».

Come è riuscita a evadere dalla prigione in cui era detenuta in Iran?

«Sono stata arrestata nel settembre 1981 per strada: sospettavano che fossi simpatizzante dei Mojahedin del Popolo Iraniano. Il mio cosiddetto “processo” è durato so-lo dieci minuti. Senza alcun diritto alla difesa, sono stata condannata a 20 anni di prigione. Avevo 20 anni. Ma dopo 8 mesi, con l’aiuto delle mie compagne di cella sono riuscita a evadere. Quando i Pasdaran hanno capito che ero evasa, tutte le ragazze della cella sono state torturate e molte di loro sono state giustiziate nel massacro del 1988. Mia madre e mio fratello sono stati arrestati».

Quali sono le sue aspettative per il futuro dei diritti delle donne nel suo Paese?

«La mia vita può essere riassunta in tre parole: donna, resistenza, libertà. Il mondo intero ha ammirato le donne iraniane per il loro coraggio nell’insurrezione contro l’apartheid sessuale. L’obiettivo delle donne iraniane non è chiedere al regime questo o quel diritto. Vogliono cambiare il regime misogino dei mullah nella sua totalità».

Crede che il mondo occidentale debba aiutare questa resistenza?

«Il popolo iraniano ha bisogno della solidarietà effettiva dei paesi democratici di tutto il mondo per isolare il regime e riconoscere la sua alternativa repubblicana e democratica che respinge ogni tipo di dittatura, sia dello scià che dei mullah. Credo che sia solo questione di tempo e circostanze ma sono convinta che il regime finirà per essere rovesciato».

Angelo Paura


«Il a également exécuté mon frère. Non au deuil, pour nous c'est une fête»

 L'interview d’Angelo Paura avec Massoumeh Raouf pour ilmessaggero.it a été publiée le 22 mai 2024 dans la version papier ainsi que sur le site.

·    «Le peuple iranien a besoin de la solidarité des peuples démocratiques». Le 4 mai 1982, Massoumeh Raouf s'évade d'une prison de Téhéran après huit mois de détention. Elle avait 20 ans et avait été arrêtée en septembre 1981 dans la rue, soupçonnée de sympathiser avec le mouvement des Moudjahidine du peuple iranien. Aujourd'hui, elle vit en France et est écrivain et militante des droits des femmes en Iran. Raouf a perdu son frère lors des purges de 1988, lorsque plus de 30 000 prisonniers politiques ont été exécutés en quelques mois. «Mon frère Ahmad, qui avait alors 16 ans, a été accusé de complicité dans ma fuite, interrogé et torturé».


Apres la mort d'Ebrahim Raïssi, certains pays occidentaux   a adressé des messages de condoléances à l'Iran sans toutefois condamner ses violences.

 « Ebrahim Raïssi était surnommé « le boucher de Téhéran » et sa mort a été une bonne nouvelle pour moi et pour le peuple iranien, en particulier pour les familles des prisonniers politiques exécutés lors du massacre de 1988 et pour celles des manifestants tués. Mon jeune frère Ahmed Raouf est l'une des victimes des violences de Raïssi. Sa mort est une forme de justice pour tous les dissidents iraniens. »

 Mais c'était un accident...

 «Mais c'est quand même une forme de justice, même imparfaite. En fait, nous aurions préféré le voir répondre de ses crimes contre l'humanité devant un tribunal international ; sa disparition met fin à l'impunité dont il jouissait. »

Pensez-vous que sa disparition pourrait être le début d’un changement pour le régime ?

«La mort de Raïssi n'est qu'une étape dans ce long chemin vers la vérité et la justice et ne doit pas nous faire oublier les autres dirigeants encore en poste qui continuent de perpétrer des violations des droits de l'homme».

D’un côté il y a les dissidents et les citoyens iraniens qui se réjouissent, de l’autre un vide de pouvoir qu’il faut combler. Que va-t-il se passer maintenant en Iran ?

« Ali Khamenei avait pris un risque calculé en élevant Raïssi malgré son bilan de violence : il visait à créer une structure de pouvoir monolithique capable de résister aux pressions internes et externes. Raïssi était considéré identifié le candidat idéal pour purger les dissidents et garantir une obéissance absolue à la vision de Khamenei. »

Avec lui, il avait cédé la place au ministre des Affaires étrangères, également décédé dans l'accident...

«Amir-Abdollahian était un autre acteur de la stratégie du régime dans la région. Connu pour ses liens étroits avec Qassem Soleimani et ses alliés, dont le Hezbollah au Liban, ses efforts diplomatiques visaient souvent à renforcer ces groupes, à conclure des ventes d'armes et à fournir un soutien logistique, tout en représentant le visage le plus légitime de la diplomatie iranienne sur la scène internationale.

Vous luttez depuis des années pour les droits des femmes iraniennes et avez écrit plusieurs livres sur la violence du régime pour éliminer la dissidence. Voyez-vous une ouverture ?

«Avec ce régime fasciste et religieux, il n'y a aucun changement et le peuple iranien le sait très bien. La conséquence immédiate de cet incident est une profonde aggravation des crises existantes du régime. Sur le plan interne, l’Iran est aux prises avec d’importants défis sociaux et économiques, avec un mécontentement généralisé au sein de la population. La crainte du régime est que cet incident ne devienne un catalyseur pour les unités de résistance, rappelant les manifestations qui ont éclaté ces dernières années. »

Comment avez-vous réussi à vous échapper de la prison où vous étiez détenue en Iran ?

«J'ai été arrêté en septembre 1981 dans la rue : ils me soupçonnaient d'être un sympathisant des Moudjahidine du peuple iranien. Mon soi-disant « procès » n’a duré que dix minutes. Sans aucun droit à la défense, j'ai été condamné à 20 ans de prison. J'avais 20 ans. Mais au bout de 8 mois, avec l'aide de mes compagnons de cellule, j'ai réussi à m'échapper. Lorsque les Pasdaran ont réalisé que je m'étais évadé, toutes les filles de la cellule ont été torturées et beaucoup d'entre elles ont été exécutées lors du massacre de 1988. Ma mère et mon frère ont été arrêtés."

Quelles sont vos attentes pour l’avenir des droits des femmes dans votre pays ?

«Ma vie peut se résumer en trois mots : femme, résistance, liberté. Le monde entier admirait les femmes iraniennes pour leur courage dans le soulèvement contre l’apartheid sexuel. Le but des femmes iraniennes n’est pas de demander au régime tel ou tel droit. Ils veulent changer complètement le régime misogyne des mollahs. »

Pensez-vous que le monde occidental devrait aider cette résistance ?

«Le peuple iranien a besoin de la solidarité efficace des pays démocratiques du monde entier pour isoler le régime et reconnaître son alternative républicaine et démocratique qui rejette toute forme de dictature, qu'elle soit celle du Shah ou des Mollahs. Je pense que ce n'est qu'une question de temps et de circonstances mais je suis convaincu que le régime finira par être renversé."

Angelo Paura

samedi 25 mai 2024

Journal des 2 Rives : Massoumeh Raouf, invitée d’honneur à la fête du livre de Triel

 


par Rodrigo Acosta | 23 mai 2024 


M
assoumeh Raouf, ex-prisonnière politique et ancienne journaliste iranienne, incarne le courage et la détermination pour la liberté et la justice en Iran. Témoin des injustices sous le régime des mollahs, elle a choisi de défendre les droits fondamentaux de son peuple malgré le lourd tribut payé avec l’exécution de son frère cadet. Emprisonnée pour son engagement, elle refuse de se taire et inspire de nombreux militants. Après avoir été condamnée à 20 ans de prison, elle s’est évadée au bout de 8 mois, expérience relatée dans son ouvrage « Évasion de la prison d’Iran » paru en 2022. En hommage à son frère, elle a écrit la bande dessinée « Un petit prince au pays des mollahs ». L’écrivaine a accordé le 15 mai une interview pour évoquer son parcours singulier, son combat politique et l’avenir de son pays d’origine.

 

Son récit, tissé de bravoure et de résilience, se déploie dans les pages de « Évasion de la prison d’Iran », une chronique poignante de son évasion spectaculaire après huit mois d’emprisonnement dans les geôles de l’oppression. Publié en 2022 chez Balland, ce récit résonne comme un hymne à la liberté, témoignant de la ténacité de l’esprit humain face à l’adversité.
Dans un geste d’hommage poignant et vibrant, elle dédie son ouvrage « Un petit prince au pays des mollahs » à la mémoire de son frère cadet, Ahmad, l’une des innombrables victimes du massacre des prisonniers politiques en 1988 en Iran. À travers cette œuvre, publiée chez S‑Active, elle tisse un portrait émouvant de son frère, illuminant son existence écourtée par l’obscurantisme, et perpétuant ainsi le souvenir de ceux qui ont sacrifié leur vie pour un idéal de liberté et de dignité humaine.

 

vendredi 17 mai 2024

paris-normandie : un témoignage historique du génocide; sa BD dénonce le régime des Mollahs

 

Au salon du livre de Vernon, elle raconte l’histoire de son frère tué par le régime des mollahs en Iran

Massoumeh Raouf, ancienne journaliste et ex-prisonnière politique du régime des mollahs, en Iran, sera au salon du livre de Vernon ce dimanche 12 mai 2024. Elle y présentera notamment « Un petit prince au pays des mollahs », écrit à la mémoire de son frère, assassiné.

Par Aurélien Wlachet-Philippe

Publié: 11 Mai 2024

 

 

mardi 14 mai 2024

Salon du livre à Vernon, dimanche 12 mai 2024

 Le château de Bizy a accueilli la 8e édition du Salon du livre de Vernon, où plus de 60 auteurs étaient présents pour l'occasion. 

centreservices.fr : "Parmi les autres invités prestigieux, on compte des personnalités aussi éclectiques qu’universelles. Et que dire de Massoumeh Raouf Basharidoust, cette héroïne des temps modernes, dont le parcours tumultueux défie les frontières de l’impossible et inspire le respect autant que l’admiration."


Massoumeh Raouf avec François Ouzilleau, Maire de Vernon, apportant son soutien à la juste cause du peuple iranien.

jeudi 9 mai 2024

Réfugiée iranienne, Massoumeh Raouf témoigne des atrocités du régime des mollahs

 actu.fr Par Arielle Bossuyt  Publié le 8 Mai 24

Dimanche 12 mai 2024, le Salon du livre de Vernon (Eure) accueillera, Massoumeh Raouf, journaliste iranienne réfugiée en France depuis 1985. Elle y présentera deux ouvrages.


Massoumeh Raouf, autrice iranienne réfugiée politique en France, est invitée au Salon du livre du château de Bizy, à Vernon (Eure) pour présenter ses deux ouvrages qui rendent hommage aux victimes du régime des mollahs en Iran. 

 



Massoumeh Raouf sera de passage à Vernon (Eure) dimanche 12 mai 2024, à l’occasion du Salon du livre organisé au château de Bizy. Elle présentera deux ouvrages rendant hommage aux victimes du régime des mollahs. Parmi elles, son frère cadet, Ahmad. 

À quelques jours de l’événement, elle a accordé une interview au Démocrate vernonnais.

jeudi 2 mai 2024

6ème édition du salon du livre de Beauvais, Samedi 27 avril 2024

La 6ème édition du Salon du livre de Beauvais “Ô Cœur du Livre”, organisée par l‘association Les Sources, s'est tenue le samedi 27 avril de 10h à 17h sur la place Jeanne Hachette.


Massoumeh Raouf, entourée de Franck Pia, Maire de la Ville de Beauvais, de ses adjoints, ainsi que de Nadège Lefebvre, Présidente du Conseil départemental de l'Oise - ancienne Sénatrice, et de Chanez Herbanne, Conseillère régionale des Hauts-de-France. Je vous remercie pour votre solidarité dans la lutte des femmes iraniennes pour la liberté.